S.MICHELE ARCANGELO DIFENDICI NEL COMBATTIMENTO AFFINCHÉ NON PERIAMO NELL'ESTREMO GIUDIZIO

venerdì 11 settembre 2015







Gloriosissimo S. Michele, mi rallegro con Voi del­la sublimissima natura tanto perfetta e bella, che supera gli Angeli tutti, e ringrazio la Santissima Tri­nità di averVi creato sì grande ed eccellente; mi confonde però innanzi a Voi la mia indegnità, non avendo io saputo conoscere ed apprezzare la mia grandezza. Ricorro fiducioso alla vostra protezione, e Vi prego di ottenermi dalla Divina Maestà lume alla mente per poter apprezzare d'ora innanzi la mia dignità, e fervore alla volontà perchè viva sempre grato al mio Creatore. Amen.Io Vi saluto, o S. Michele; Voi che siete la prima e più luminosa stella dell'Angelico splendore,illu­minate l'anima    mia.


S.Michele che calpesta Satana - La statua di San Michele Arcangelo patrono della città di Bruxelles si trova orgogliosamente in piedi sulla cima di un edificio all'angolo Rue Locquenghein.

venerdì 10 luglio 2015

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
L'amore di Dio per noi è immenso, ma quanto è grande il nostro amore per Lui? Siam capaci di ricambiare questo immenso dono? La vita ci rende sempre più egoisti, attaccati alle cose del mondo, siamo schiavi dell'apparenza e del non senso...ma il Signore è sempre accanto a noi, davanti alla porta del nostro cuore elemosina un pò d'amore, un segno di amicizia, un saluto uno sguardo. 
Donaci Signore la grazia di amarti con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente perché senza di te non possiamo far nulla.

martedì 16 giugno 2015

Io sto con Medjugorje - Io sono Medjugorje

Ormai i media ci tempestano di critiche su Medjugorje e sulla possibile risposta negativa del Papa sulle basi del suo ultimo intervento a S.Marta in cui affermava che il buon cristiano non ha bisogno né di veggenti né di messaggi dell'ultima ora ma solo della Parola che ci è stata rivelata e della luce dello Spirito Santo.
Io ritengo che le parole del Papa fossero rivolte a coloro che si recano a Medjugorje solo per curiosità e ce ne sono parecchi...
La bellezza e la spiritualità di Medjugorje vanno provate in prima persona, credo che chi non è mai stato a Medjugorje, non può esprimere pareri negativi su di essa... Medjugorje ti lascia segni nel cuore indelebili ed emozioni sulla pelle che tornano e ritornano in una sorta di perenne nostalgia....Medjugorje è accoglienza, spiritualità, condivisione, preghiera, meditazione e contemplazione; per le strade senti camminare la Regina della Pace accanto a te, senti il suo passo leggero, le sue carezze ed i suoi abbracci...come può tutto questo essere una truffa?
Quel luogo sperduto della Bosnia Erzegovina, stretto fra la collina e la montagna, fra sassi, rovi, spine e terra rossa ha dato origine a milioni di conversioni, ha suscitato in molti il desiderio improvviso ed irrinunciabile della Santa Messa ed infine la scoperta di tre tesori spirituali fondamentali per una vita di Fede: preghiera del Santo Rosario, Adorazione Eucaristica e meditazione quotidiana della Parola di Dio.
Anche il noto esorcista P.Gabriele Amorth di Medjugorje in tal modo si è espresso:
“Penso che le apparizioni siano autentiche. Giovani e meno giovani che si recano a Medjugorje sono restituiti cambiati, illuminati, pieni di spirito santo. I giovani sono la testimonianza più fedele delle grazie che si ricevono in quel luogo che traspira santità. Medjugorje ha il più alto numero di confessioni, la gente è affascinata dai miracoli che si verificano. Penso che quelli che vanno a Medjugorje per chiedere ciò di cui hanno bisogno in termini di fede lo ottengono. Coloro che vi si recano ricevono un segnale chiaro ” dice all’Agenzia Fides padre Gabriele.
“Non vi è un’altra ragione per cui credo nelle apparizioni, se non le file ai confessionali ,la continua e incessante preghiera. Anche le persone provenienti da dentro la Chiesa, che dimostrano anche un certo scetticismo, dopo un pellegrinaggio, dopo aver visitato il luogo, credono fermamente che lì ci sia la presenza di Dio, è rimangono così colpiti, è entusiasti di ciò che hanno sperimentato .
“Medjugorje è quindi un forte fenomeno molto positivo. Nel mondo di oggi non esiste un posto come Medjugorje quando si tratta di illuminazione religiosa del popolo e la pratica della loro religione “.
Fonte http://www.medjugorjetoday.tv/
Io da pellegrina e fervente devota della Regina della Pace posso dichiararne l'assoluta veridicità sulla base della mia conversione e delle emozioni che ho provato, sostengo con ardore questa causa...Io sto con Medjugorje, Io sono Medjugorje....

mercoledì 20 maggio 2015

VIENI SPIRITO SANTO E RINNOVA LA FACCIA DELLA TERRA....

Il Signore sta chiamando tutti coloro di "buona volontà", coloro che Egli ama ed hanno a cuore il Suo Corpo nel quale sono inseriti, ad unirsi in un cenacolo universale per invocare una Nuova Pentecoste su tutta la Chiesa in questo periodo affinché attraverso di noi Egli possa raggiungere e sanare il Paese: 2Cronache 7:14 se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome,
si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese...
"Spirito Divino, rinnova le tue meraviglie in questo nostro tempo come da una nuova Pentecoste e concedi che la tua Chiesa, pregando incessantemente e insistentemente con un solo cuore ed una sola mente insieme con Maria, la Madre di Gesù, guidati da Pietro, promuova il regno del Divino Salvatore, regno di giustizia, di amore e di pace".Vieni , Spirito Santo col tuo potere, e rinnova la faccia della terra!

PREPARAZIONE ALLA PENTECOSTE - MARANATHA' VIENI SIGNORE GESU'

Nella preparazione alla Pentecoste che si avvicina, dobbiamo pregare in particolare per il nostro Papa Francesco, i vescovi e i sacerdoti di tutta la Chiesa, perché lo Spirito Santo, che li ha «costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio», sappiano svolgere il loro ruolo con piena dedizione e responsabilità, nell'unità cordiale col Successore di Pietro e soprattutto con la testimonianza della santità della loro vita e non permettano ai lupi rapaci di entrare nella Chiesa a devastare il popolo santo di Dio e a seminare la discordia e la divisione.
«Padre misericordioso, fa' che la tua Chiesa, riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena dedizione e formi in te un cuor solo e un'anima sola. Amen» (Dall'orazione-colletta del giorno).

lunedì 27 aprile 2015

MESSAGGIO MEDJUGORJE 25/04/2015




"Cari figli! 
Sono con voi anche oggi per guidarvi alla salvezza.La vostra anima è inquieta perché lo spirito è debole e stanco da tutte le cose terrene.Voi figlioli, pregate lo Spirito Santo perché vi trasformi e vi riempia con la sua forza di fede e di speranza, perché possiate essere fermi in questa lotta contro il male. Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

giovedì 2 aprile 2015

MEDITAZIONE GIOVEDI SANTO a cura di mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei

La liturgia del Giovedì Santo è ricchissima di contenuto. È il grande giorno dell’istituzione della Sacra Eucaristia, dono del Cielo per gli uomini; è il giorno dell’istituzione del sacerdozio, un nuovo regalo divino che assicura la presenza reale e attuale del Sacrificio del Calvario in tutti i tempi e luoghi, perché possiamo appropriarci dei suoi frutti.
Si avvicinava il momento in cui Gesù avrebbe offerto la propria vita per gli uomini. Il suo amore era così grande, che nella sua Sapienza infinita trovò il modo di andarsene e di rimanere nello stesso tempo. San Josemaría Escrivá, pensando a quanti si vedono costretti a lasciare la famiglia e la casa per guadagnarsi da vivere altrove, dice che l’amore umano ricorre a un simbolo: le due persone, prima di lasciarsi, si scambiano un ricordo, forse una fotografia... Gesù Cristo, perfetto Dio e perfetto Uomo, non ci lascia un simbolo, ma la realtà: ci lascia se stesso. Ritornerà al Padre, e allo stesso tempo rimarrà con gli uomini. Sotto le specie del pane e del vino c’è Lui, realmente presente: con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità.
Come ricambieremo quest’amore immenso? Assistendo con fede e devozione alla Santa Messa, memoriale vivo e attuale del Sacrificio del Calvario. Preparandoci molto bene alla comunione, con l’anima perfettamente pura. Facendo frequenti visite a Gesù nascosto nel Tabernacolo.
Nella prima lettura della Messa ci viene ricordato quello che Dio aveva stabilito nell’Antico Testamento perché il popolo israelita non dimenticasse i benefici ricevuti. Vi sono molti dettagli: da come doveva essere l’agnello pasquale fino ai particolari da curare per ricordare il passaggio del Signore. Se tutto ciò era prescritto per commemorare fatti, che erano soltanto un’immagine della liberazione dal peccato operata da Cristo, come dovremmo comportarci noi ora che siamo stati davvero riscattati dalla schiavitù del peccato e costituiti figli di Dio?
Questa è la ragione per cui la Chiesa ci insegna con grande cura tutto ciò che si riferisce all’Eucaristia. Assistiamo al Santo Sacrificio, tutte le domeniche e le feste di precetto, sapendo che stiamo partecipando a un’azione divina? Lottiamo contro le distrazioni, specialmente nel momento sublime nel quale si rinnova l’opera della nostra Redenzione? Come ci prepariamo a ricevere Gesù nella Comunione?
S. Paolo afferma di trasmettere quello che ha ricevuto. Magari tutti noi fossimo testimoni fedeli, che comunicano agli altri quello che hanno ricevuto dalla Chiesa. Nutriamo l’ardente desiderio che altri conoscano Cristo attraverso la nostra condotta, e pratichiamo ciò in cui crediamo, affinché il nostro esempio contribuisca ad avvicinare gli altri, ben preparati, alla Santa Comunione? S. Giovanni racconta che Gesù lavò i piedi ai discepoli, prima dell’Ultima Cena. Bisogna essere puri, nell’anima e nel corpo, per poterlo ricevere. Per questo ci ha lasciato il sacramento della Penitenza.
Commemoriamo anche l’istituzione del sacerdozio. È un buon momento per pregare per il Papa, per i Vescovi, per i sacerdoti e per chiedere molte vocazioni nel mondo intero. Lo chiederemo meglio nella misura in cui stiamo più vicini al nostro Gesù, che ha istituito l’Eucaristia e il Sacerdozio. Diciamo, con assoluta sincerità, quello che ripeteva san Josemaría Escrivá: Signore, metti nel mio cuore l’amore con cui vuoi che io ti ami.
Nella scena di oggi la Vergine Maria non appare presente, anche se in quei giorni era anch’essa a Gerusalemme; la troveremo domani, ai piedi della Croce. Ma già oggi, con la sua presenza discreta e silenziosa, è molto vicina a suo Figlio, in una profonda unione di orazione, di sacrificio e di donazione. Giovanni Paolo II afferma che dopo l’Ascensione del Signore al Cielo, Ella parteciperà assiduamente alle celebrazioni eucaristiche dei primi cristiani. Poi il Papa aggiunge: Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un ri-accogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo (Ecclesia de Eucharistia, 56).
Anche ora la Vergine Maria è vicina a Cristo in tutti i tabernacoli della terra. Chiediamole che ci insegni a essere anime di Eucaristia, uomini e donne di sicura fede e di pietà robusta, che si impegnano a non lasciare solo Gesù. Così sapremo adorarlo, chiedergli perdono, essere grati per i suoi benefici, fargli compagnia.(Dal sito www.opusdei.it)

mercoledì 1 aprile 2015

MEDITAZIONE MERCOLEDI' SANTO a cura di Mons. Javier Echevarría


Il Mercoledì Santo ricordiamo la triste storia di uno che è stato Apostolo di Cristo: Giuda. Così ne parla S. Matteo nel suo Vangelo:Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.
Perché la Chiesa ricorda questa vicenda? Perché possiamo renderci conto che tutti noi potremmo comportarci come Giuda. Perché possiamo chiedere al Signore che da parte nostra non lo tradiremo, non ci allontaneremo da lui, non lo abbandoneremo. E non soltanto per le conseguenze negative che questo potrebbe comportare per le nostre vite personali, che sarebbe già molto; ma perché potremmo trascinare altri, che hanno bisogno di essere aiutati dal nostro buon esempio, dal nostro incoraggiamento e dalla nostra amicizia.
In alcuni luoghi dell’America le immagini di Cristo crocifisso mostrano una piaga profonda sulla guancia sinistra del Signore. Si dice che rappresenta il bacio di Giuda. Tanto grande è il dolore che i nostri peccati provocano in Gesù! Diciamogli che vogliamo essergli fedeli: che non vogliamo venderlo – come Giuda – per trenta monete, per delle meschinità, quali sono i nostri peccati: la superbia, l’invidia, l’impurità, l’odio, il risentimento... Quando una tentazione minaccia di farci cadere, pensiamo che non vale la pena cambiare la felicità dei figli di Dio – tali noi siamo – con un piacere che finisce subito e lascia in bocca il gusto amaro della sconfitta e dell’infedeltà.
Dobbiamo sentire il peso della Chiesa e di tutta l’umanità. Non è stupendo sapere che ognuno di noi può influire sul mondo intero? Nel posto dove ci troviamo, facendo bene il nostro lavoro, avendo cura della famiglia, servendo gli amici, possiamo aiutare tanta gente a essere felice. San Josemaría Escrivá scrive che nel compiere i nostri doveri di cristiani, dobbiamo essere come la pietra caduta nel lago. – Produci, con il tuo esempio e con la tua parola, un primo cerchio... e questo un altro... e un altro, e un altro... Fino ad arrivare nei luoghi più remoti.
Chiediamo al Signore di non tradirlo più e di saper respingere, con la sua grazia, le tentazioni che il demonio, ingannandoci, ci dovesse presentare. Dobbiamo dire di no, decisamente, a tutto ciò che ci allontana da Dio. Così nella nostra vita non si ripeterà l’infelice storia di Giuda.
Se ci sentiamo deboli, ricorriamo al Santo Sacramento della Penitenza! Lì ci aspetta il Signore, come il padre della parabola del figliol prodigo, per abbracciarci e offrirci la sua amicizia. Viene continuamente incontro a noi, anche quando siamo caduti in basso, molto in basso. È sempre il momento di ritornare a Dio! Non reagiamo con lo scoraggiamento, né col pessimismo. Non pensiamo: che cosa mai potrò fare io, che sono un mucchio di miserie? La misericordia di Dio è più grande! Che cosa mai potrò fare io, se ogni volta cado per la mia debolezza? Il potere di Dio, che ci fa rialzare dalle nostre cadute, è ancora più grande!
Grandi furono i peccati di Giuda e di Pietro. Entrambi tradirono il Maestro: l’uno consegnandolo nelle mani dei persecutori, l’altro rinnegandolo per tre volte. Eppure, quale diversa reazione ebbero! Per entrambi il Signore aveva in serbo torrenti di misericordia. Pietro si pentì, pianse per il suo peccato, chiese perdono e fu confermato da Cristo nella fede e nell’amore; col tempo, saprà dare la vita per il Signore. Giuda, invece, non si affidò alla misericordia di Cristo. Fino all’ultimo momento gli furono lasciate aperte le porte del perdono di Dio, ma non volle oltrepassarle con la penitenza.
Nella sua prima enciclica Giovanni Paolo II parla del diritto di Cristo a incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell’anima, che è quello della conversione e del perdono (Redemptor hominis, 20). Non priviamo Gesù di questo diritto! Non togliamo a Dio Padre la gioia di darci l’abbraccio di benvenuto! Non rattristiamo lo Spirito Santo, che desidera restituire alle anime la vita soprannaturale!
Chiediamo a Santa Maria, Speranza dei cristiani, di non permettere che ci scoraggiamo per i nostri errori e per i nostri peccati, anche se ripetuti. Ella ci ottenga da suo Figlio la grazia della conversione, il desiderio efficace di ricorrere umili e contriti alla Confessione, il sacramento della misericordia divina, cominciando e ricominciando ogni volta che è necessario(Sito www.opusdei.it)

martedì 31 marzo 2015

MEDITAZIONE MARTEDI SANTO a cura di Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei

Valentin de Boulogne (1591, Coulommier-en-Brie - 1632, Roma)

A che punto è la nostra fede?

Il Vangelo della Messa termina con l’annuncio che gli Apostoli lasceranno solo Cristo durante la Passione. A Simon Pietro che, pieno di presunzione, affermava: Darò la mia vita per te!, il Signore rispose: Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
Poco tempo dopo la predizione si avvera. Tuttavia, poche ore prima il Maestro aveva dato loro una lezione chiara, per prepararli ai momenti di oscurità che si avvicinavano.
Accadde il giorno dopo l’entrata trionfale a Gerusalemme. Gesù e gli Apostoli erano usciti da Betania molto presto e, a causa della fretta, probabilmente non avevano mangiato niente. Fatto sta che, dice S. Marco, il Signore ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.
Al tramonto tornarono al villaggio. Data l’ora avanzata, non fecero caso al fico maledetto; ma il giorno dopo, martedì, nel ritornare ancora una volta a Gerusalemme, tutti videro l’albero, una volta frondoso, che mostrava i rami nudi e secchi. Pietro lo fece notare a Gesù: Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato. Gesù allora disse loro: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato”.
Durante la sua vita pubblica, Gesù chiedeva una sola cosa per fare miracoli: la fede. A due ciechi che lo supplicavano di guarirli, aveva domandato: Credete voi che io possa fare questo? – Gli risposero: Sì, o Signore! Allora toccò loro gli occhi e disse: Sia fatto a voi secondo la vostra fede. E si aprirono loro gli occhi. Raccontano anche i Vangeli che in molti luoghi non poté operare guarigioni perché le persone non avevano fede.
Anche noi dobbiamo interrogarci: a che punto è la nostra fede? Confidiamo pienamente nella parola di Dio? Domandiamo nell’orazione ciò di cui abbiamo bisogno, sicuri di ottenerlo se è per il nostro bene? Insistiamo nel supplicare di ottenere ciò che ci è necessario, senza scoraggiarci?
San Josemaría Escrivá ha commentato questa scena del Vangelo.Gesù si avvicina al fico: si avvicina a te e a me. Gesù ha fame e sete di anime. Sitio! Ho sete!, grida sulla Croce. Sete di noi, del nostro amore, delle nostre anime e di tutte le anime che dobbiamo condurre a Lui, lungo la via della Croce, che è la via dell’immortalità e della gloria del Cielo.
Si accostò al fico, ma vi trovò soltanto foglie (Mt 21, 19): che vergogna! È così anche nella nostra vita? Accade anche a noi, tristemente, che facciano difetto la fede e la vibrazione dell’umiltà, e non appaiano né sacrifici né opere?
I discepoli si meravigliarono per il miracolo, ma la lezione fu inutile: pochi giorni dopo negheranno il loro Maestro. La fede deve modellare la vita intera. Cristo pone questa condizione: vivere di fede per essere poi capaci di muovere le montagne. Sono tante le cose da rimuovere... nel mondo, ma innanzitutto nel nostro cuore. Tanti ostacoli alla grazia! Fede, quindi; fede operativa, fede disposta al sacrificio, fede umile.
Maria, con la sua fede, ha reso possibile l’opera della Redenzione. Giovanni Paolo II afferma che al centro di questo mistero, nel vivo di questo stupore di fede, sta Maria, alma Madre del Redentore(Redemptoris Mater, 51). Ella accompagna costantemente tutti gli uomini lungo i sentieri che conducono alla vita eterna. La Chiesa, scrive il Papa, contempla Maria profondamente radicata nella storia dell’umanità, nell’eterna vocazione dell’uomo, secondo il disegno provvidenziale che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell’incessante lotta tra il bene e il male, perché “non cada” o, caduto, “risorga”(Redemptoris Mater, 52).
Maria, Madre nostra: ottieni per noi, con la tua potente intercessione, una fede sincera, una speranza sicura, un amore ardente.( Dal sito Opusdei.it)

lunedì 30 marzo 2015

MEDITAZIONE LUNEDI SANTO a cura di Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei


Ieri abbiamo ricordato l’ingresso trionfale di Cristo a Gerusalemme: una folla di discepoli e di altre persone lo acclama come Messia e Re d’Israele. Alla fine della giornata, stanco, è tornato a Betania, un villaggio nei pressi della capitale, dove era solito prendere alloggio quando veniva a Gerusalemme. Lì una famiglia amica ha sempre pronto il posto per Lui e per i suoi. Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti, è il capo famiglia; con lui abitano le sorelle Marta e Maria, che aspettano piene di entusiasmo l’arrivo del Maestro, contente di potergli offrire i propri servigi.
Negli ultimi giorni della sua vita sulla terra, Gesù rimane lunghe ore a Gerusalemme, dedito a una predicazione intensissima. La sera riprende le forze in casa dei suoi amici. E a Betania avviene un episodio narrato dal Vangelo della Messa di oggi:
Sei giorni prima della Pasqua – racconta S. Giovanni -, Gesù andò a Betania. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.
Salta subito agli occhi la generosità di questa donna. Desidera manifestare la sua gratitudine al Maestro per aver restituito la vita al fratello e per tanti altri beni ricevuti, e non bada a spese. Giuda, presente alla cena, calcola esattamente il prezzo del profumo; ma invece di lodare la delicatezza di Maria, si abbandona alla mormorazione: Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri? In realtà, fa notare S. Giovanni, dei poveri non gl’importava; gl’interessava maneggiare il denaro della borsa e rubarne il contenuto.
La valutazione di Gesù è ben diversa , scrive Giovanni Paolo II. Senza nulla togliere al dovere della carità verso gli indigenti, ai quali i discepoli si dovranno sempre dedicare – “i poveri li avete sempre con voi” -, Egli guarda all’evento imminente della sua morte e della sua sepoltura, e apprezza l’unzione che gli è stata praticata quale anticipazione di quell’onore di cui il suo corpo continuerà ad essere degno anche dopo la morte, indissolubilmente legato com’è al mistero della sua persona Ecclesia de Eucharistia , 47).
Perché sia vera virtù, la carità dev’essere ordinata. E il primo posto è occupato da Dio: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti . Perciò sbagliano quelli che, con la scusa di lenire le necessità materiali degli uomini, di disinteressano delle necessità della Chiesa e dei ministri sacri. Scrive san Josemaría Escrivá: Quella donna che in casa di Simone il lebbroso, a Betania, unge il capo del Maestro con un ricco profumo, ci ricorda il dovere d’essere splendidi nel culto di Dio .
Tutto il lusso, la maestà e la bellezza mi sembrano ben poco.
E, contro coloro che biasimano la ricchezza dei vasi sacri, dei paramenti e delle pale d’altare, si innalza la lode di Gesù: “opus enim bonum operata est in me” – ha compiuto un’opera buona verso di me.
Quante persone si comportano come Giuda! Vedono il bene che fanno gli altri, però non vogliono riconoscerlo: si impegnano a scoprire intenzioni distorte, a criticare, a mormorare, a esprimere giudizi temerari. Riducono la carità a ciò che è solamente materiale (dare qualche moneta a un povero, forse per tranquillizzarsi la coscienza) e dimenticano che – scrive ancora san Josemaría Escrivá –la carità cristiana non si limita a soccorrere chi si trova nel bisogno di beni economici; è rivolta, prima di tutto, a rispettare e a comprendere ogni individuo in quanto tale, nella sua intrinseca dignità di uomo e di figlio del Creatore.
La Vergine Maria si diede completamente al Signore e si è sempre presa cura degli uomini. Oggi le chiediamo di intercedere per noi, affinché, nella nostra vita, l’amore di Dio e l’amore del prossimo si uniscano in una cosa sola, come le due facce di una stessa medaglia.(Dal sito opusdei.it)

venerdì 27 marzo 2015

TI ADORO O CROCE SANTA

(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio, Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

PREGHIERA
Ti adoro, o Croce Santa,che fosti ornata del Corpo  Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue.Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.

VANGELO DEL GIORNO



VANGELO (Gv 10,31-42)
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Parola del Signore.

giovedì 26 marzo 2015

Messaggio di Medjugorje del 25.03.2015 a Marija Pavlovic Lunetti


"Cari figli! Anche oggi l'Altissimo mi ha permesso di essere con voi e di guidarvi sul cammino della conversione.
Molti cuori si sono chiusi alla grazia e non vogliono dare ascolto alla mia chiamata. Voi figlioli, pregate e lottate contro le tentazioni e contro tutti i piani malvagi che satana vi offre tramite il modernismo. Siate forti nella preghiera e con la croce tra le mani pregate perchè il male non vi usi e non vinca in voi. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

mercoledì 25 marzo 2015

SAN GABRIELE - FORZA DI DIO

Il nome Gabriele che significa "Forza di Dio", compare sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, ma in tutti solo quattro volte e precisamente due volte in Daniele e due volte in san Luca.La prima volta appare a Daniele e gli spiega una misteriosa visione che il profeta aveva avuto presso il fiume Ulai nel territorio della cittadina di Susa in Mesopotamia (Dn 8,15-16).La seconda volta Gabriele annunzia a Daniele il tempo della venuta del Cristo (Dn 9,20-21).
Come si può osservare, in questi due testi di Daniele, a Gabriele non viene dato alcun titolo fra quelli delle gerarchie angeliche. Nel primo testo si parla di uno "dall'aspetto d'uomo" che si rivolge a Gabriele perchè spieghi al profeta la visione avuta. Nell'altro testo, pur non chiamandosi angelo, mostra tutte le sue caratteristiche col "volare veloce" e lo scomparire all'improvviso.
In san Luca si comprende anocra più chiaramente la personalità di questo messaggero celeste. Per primo appare al sacerdote Zaccaria nel Tempio di Gerusalemme, mentre egli faceva l'offerta dell'incenso il nunzio celeste viene designato ripetutamente come "un angelo del Signore", ed egli stesso si specifica: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato  a parlarti e a portarti il lieto annunzio" (Lc 1,19).
Sei mesi dopo, "l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria" (Lc 1,26-27).
Come si può osservare, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, Gabriele annunzia l'incarnazione del Verbo di Dio. Nel Nuovo Testametno annunzia prima il precursore del Cristo e poi il Cristo stesso a Maria Santissima.
Perciò, giustamente, i teologi chiamano Gabriele l'angelo per eccellenza e cioè il messaggero particolare dell'incarnazione del Figlio di Dio. Comunque è chiamato, per ben dieci volte, sempre "angelo".
Alcuni autori cattolici, senza sicura base biblica, hanno pesanto che l'angelo che apparve ai pastori nella notte della nascita di Gesù sia stao lo stesso Gabriele, che, così avrebbe continuato l'opera di messaggero divino dell'incarnazione.
Spingendosi oltre, questi teologi hanno pure opinato che l'angelo che discese dal cielo a confortare Gesù nell'Orto degli ulivi sia stato anocra una volta Gabriele, opinione che ha trovato eco in un inno del breviario domenicano.
L'angelo Gariele è il patrono celeste delle Poste e Telecomunicazioni, e protettore dell'infanzia.

INNI A SAN GABRIELE ARCANGELO


♥♥♥♥♥♥

Con cuore gaudioso innalziamo
tutti dei cantici.
Accompagnando l'arco
sulle corde armoniose,
nel momento in cui l'illustre Gabriele
brilla dall'alto dei Cieli.

Oggi è per noi
il paraninfo dell'augusta Vergine.
Lo accompagna tutto il coro degli angeli
che celebra con ardore le lodi del Cristo.

Anche il nostro canto celebri
la lode del principe Gabriele,
che è uno dei sette spiriti che stanno
al cospetto del Signore
pronti ad eseguire i suoi ordini.

Messaggero del cielo, ambasciatore dall'alto,
Gabriele lascia le altezze.
E ovunque con felice auspicio svela
al mondo i segreti dell'Altissimo.

Annunciaci, o Gabriele, t ene preghiamo
il dono meraviglioso della pace eterna,
che un giorno ci farà accedere,
colmi di gaiezza, alla dimora celeste.

Ce lo conceda la beata divinità
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
di cui nel mondo intero
risuona la gloria.

Amen.

Annunciazione del Signore














L'annunciazione a Maria inaugura la "pienezza del tempo" (Gal 4,4), cioè il compimento delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà "corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). La risposta divina al suo: "Come è possibile? Non conosco uomo" (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello Spirito: "Lo Spirito Santo scenderà su di te" (Lc 1,35).La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del Figlio (cfr. Gv 16,14-15). Lo Spirito Santo, che è "Signore e dà la vita",[1] è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua. Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è "Cristo", cioè unto dallo Spirito Santo (cfr. Mt 1,20; Lc 1,35), sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori (cfr. Lc 2,8-20), ai magi (cfr. Mt 2,1-12), a Giovanni Battista (cfr. Gv 1,31-34), ai discepoli (cfr. Gv 2,11). L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque "come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza" (At 10,38).(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 484-486)

Se non c'è nulla da fare




Se non c'è nulla da fare
perché le cose sono di per se stesse insolubili
o le soluzioni non dipendono da noi,
è arrivata l'ora di far tacere la mente,
chinare il capo,affidare le cose impossibili nelle mani di Dio Padre e abbandonarsi.


Ignazio Larrañaga

martedì 24 marzo 2015

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.....




Ci avviciniamo alla settimana Santa, preghiamo perché il Signore ci conceda di vivere questi ultimi giorni di quaresima in penitenza e preghiera, i tempi sono forti, il demonio ci attacca da tutte le parti, come un feroce leone digrigna i suoi denti ed avanza alle nostre spalle, ma se saremo assidui nella preghiera e nel digiuno egli non potrà farci alcun male...preghiamo il nostro Signore percé ci doni sempre forza, perseveranza e zelo nell'operare secondo la sua volontà. 

Gesù tu sei il Signore, il Figlio del Dio vivente, da chi andremo,
solo tu hai parole di vita eterna. Ti amiamo, Ti adoriamo e TI benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo, solo Tu sei il Salvatore, su quella croce sei stato innalzato come un vessillo di vittoria, Tu solo sei il Re, Tu solo sei il nostro Signore.
Amen


PREGHIERA A S.MICHELE ARCANGELO

 Ora pro nobis, Sancte Míchaël Archángele
Ut digni efficiámur promissiónibus Christi

Oremus
Sancte Míchaël Archángele, defénde nos in proélio: contra nequítias et insídias diáboli esto praesídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Prínceps milítiae coeléstis, Sátanam aliósque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, divina virtúte, in inférnum detrúde.
Amen








+ In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito 
     Santo

- O Signore, tu aprirai le mie labbra,
- E la mia bocca proclamerà la tua lode.

- O Dio, vieni a salvarmi.
- O Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo,
- Come era in principio, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta
- Affinché non periamo nel tremendo giudizio



lunedì 23 marzo 2015

Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno B)

Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
ma che si converta dalla sua malvagità e viva...




Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». 
E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».Parola del Signore

giovedì 19 marzo 2015

Preghiera a San Giuseppe.

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo.
AMEN.

19 Marzo San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria

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 Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia








Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare. In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa dopo che nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi della storia e della cultura lo portarono laicamente, nel bene e nel male: da Francesco Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin, da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.
  San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, misteriosamente per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre. E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte.
  Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.
  Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274). Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.
  San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II. Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in passato che oggi, contro le tentazioni carnali.
  Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie. Per fare qualche esempio particolarmente significativo: nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone. È sicuramente un bel “aggiunto” di fede.

Autore: 
Mario Benatti (www.santiebeati.it)