S.MICHELE ARCANGELO DIFENDICI NEL COMBATTIMENTO AFFINCHÉ NON PERIAMO NELL'ESTREMO GIUDIZIO

martedì 31 marzo 2015

MEDITAZIONE MARTEDI SANTO a cura di Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei

Valentin de Boulogne (1591, Coulommier-en-Brie - 1632, Roma)

A che punto è la nostra fede?

Il Vangelo della Messa termina con l’annuncio che gli Apostoli lasceranno solo Cristo durante la Passione. A Simon Pietro che, pieno di presunzione, affermava: Darò la mia vita per te!, il Signore rispose: Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
Poco tempo dopo la predizione si avvera. Tuttavia, poche ore prima il Maestro aveva dato loro una lezione chiara, per prepararli ai momenti di oscurità che si avvicinavano.
Accadde il giorno dopo l’entrata trionfale a Gerusalemme. Gesù e gli Apostoli erano usciti da Betania molto presto e, a causa della fretta, probabilmente non avevano mangiato niente. Fatto sta che, dice S. Marco, il Signore ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.
Al tramonto tornarono al villaggio. Data l’ora avanzata, non fecero caso al fico maledetto; ma il giorno dopo, martedì, nel ritornare ancora una volta a Gerusalemme, tutti videro l’albero, una volta frondoso, che mostrava i rami nudi e secchi. Pietro lo fece notare a Gesù: Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato. Gesù allora disse loro: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato”.
Durante la sua vita pubblica, Gesù chiedeva una sola cosa per fare miracoli: la fede. A due ciechi che lo supplicavano di guarirli, aveva domandato: Credete voi che io possa fare questo? – Gli risposero: Sì, o Signore! Allora toccò loro gli occhi e disse: Sia fatto a voi secondo la vostra fede. E si aprirono loro gli occhi. Raccontano anche i Vangeli che in molti luoghi non poté operare guarigioni perché le persone non avevano fede.
Anche noi dobbiamo interrogarci: a che punto è la nostra fede? Confidiamo pienamente nella parola di Dio? Domandiamo nell’orazione ciò di cui abbiamo bisogno, sicuri di ottenerlo se è per il nostro bene? Insistiamo nel supplicare di ottenere ciò che ci è necessario, senza scoraggiarci?
San Josemaría Escrivá ha commentato questa scena del Vangelo.Gesù si avvicina al fico: si avvicina a te e a me. Gesù ha fame e sete di anime. Sitio! Ho sete!, grida sulla Croce. Sete di noi, del nostro amore, delle nostre anime e di tutte le anime che dobbiamo condurre a Lui, lungo la via della Croce, che è la via dell’immortalità e della gloria del Cielo.
Si accostò al fico, ma vi trovò soltanto foglie (Mt 21, 19): che vergogna! È così anche nella nostra vita? Accade anche a noi, tristemente, che facciano difetto la fede e la vibrazione dell’umiltà, e non appaiano né sacrifici né opere?
I discepoli si meravigliarono per il miracolo, ma la lezione fu inutile: pochi giorni dopo negheranno il loro Maestro. La fede deve modellare la vita intera. Cristo pone questa condizione: vivere di fede per essere poi capaci di muovere le montagne. Sono tante le cose da rimuovere... nel mondo, ma innanzitutto nel nostro cuore. Tanti ostacoli alla grazia! Fede, quindi; fede operativa, fede disposta al sacrificio, fede umile.
Maria, con la sua fede, ha reso possibile l’opera della Redenzione. Giovanni Paolo II afferma che al centro di questo mistero, nel vivo di questo stupore di fede, sta Maria, alma Madre del Redentore(Redemptoris Mater, 51). Ella accompagna costantemente tutti gli uomini lungo i sentieri che conducono alla vita eterna. La Chiesa, scrive il Papa, contempla Maria profondamente radicata nella storia dell’umanità, nell’eterna vocazione dell’uomo, secondo il disegno provvidenziale che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maternamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell’incessante lotta tra il bene e il male, perché “non cada” o, caduto, “risorga”(Redemptoris Mater, 52).
Maria, Madre nostra: ottieni per noi, con la tua potente intercessione, una fede sincera, una speranza sicura, un amore ardente.( Dal sito Opusdei.it)

lunedì 30 marzo 2015

MEDITAZIONE LUNEDI SANTO a cura di Mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei


Ieri abbiamo ricordato l’ingresso trionfale di Cristo a Gerusalemme: una folla di discepoli e di altre persone lo acclama come Messia e Re d’Israele. Alla fine della giornata, stanco, è tornato a Betania, un villaggio nei pressi della capitale, dove era solito prendere alloggio quando veniva a Gerusalemme. Lì una famiglia amica ha sempre pronto il posto per Lui e per i suoi. Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti, è il capo famiglia; con lui abitano le sorelle Marta e Maria, che aspettano piene di entusiasmo l’arrivo del Maestro, contente di potergli offrire i propri servigi.
Negli ultimi giorni della sua vita sulla terra, Gesù rimane lunghe ore a Gerusalemme, dedito a una predicazione intensissima. La sera riprende le forze in casa dei suoi amici. E a Betania avviene un episodio narrato dal Vangelo della Messa di oggi:
Sei giorni prima della Pasqua – racconta S. Giovanni -, Gesù andò a Betania. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.
Salta subito agli occhi la generosità di questa donna. Desidera manifestare la sua gratitudine al Maestro per aver restituito la vita al fratello e per tanti altri beni ricevuti, e non bada a spese. Giuda, presente alla cena, calcola esattamente il prezzo del profumo; ma invece di lodare la delicatezza di Maria, si abbandona alla mormorazione: Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri? In realtà, fa notare S. Giovanni, dei poveri non gl’importava; gl’interessava maneggiare il denaro della borsa e rubarne il contenuto.
La valutazione di Gesù è ben diversa , scrive Giovanni Paolo II. Senza nulla togliere al dovere della carità verso gli indigenti, ai quali i discepoli si dovranno sempre dedicare – “i poveri li avete sempre con voi” -, Egli guarda all’evento imminente della sua morte e della sua sepoltura, e apprezza l’unzione che gli è stata praticata quale anticipazione di quell’onore di cui il suo corpo continuerà ad essere degno anche dopo la morte, indissolubilmente legato com’è al mistero della sua persona Ecclesia de Eucharistia , 47).
Perché sia vera virtù, la carità dev’essere ordinata. E il primo posto è occupato da Dio: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti . Perciò sbagliano quelli che, con la scusa di lenire le necessità materiali degli uomini, di disinteressano delle necessità della Chiesa e dei ministri sacri. Scrive san Josemaría Escrivá: Quella donna che in casa di Simone il lebbroso, a Betania, unge il capo del Maestro con un ricco profumo, ci ricorda il dovere d’essere splendidi nel culto di Dio .
Tutto il lusso, la maestà e la bellezza mi sembrano ben poco.
E, contro coloro che biasimano la ricchezza dei vasi sacri, dei paramenti e delle pale d’altare, si innalza la lode di Gesù: “opus enim bonum operata est in me” – ha compiuto un’opera buona verso di me.
Quante persone si comportano come Giuda! Vedono il bene che fanno gli altri, però non vogliono riconoscerlo: si impegnano a scoprire intenzioni distorte, a criticare, a mormorare, a esprimere giudizi temerari. Riducono la carità a ciò che è solamente materiale (dare qualche moneta a un povero, forse per tranquillizzarsi la coscienza) e dimenticano che – scrive ancora san Josemaría Escrivá –la carità cristiana non si limita a soccorrere chi si trova nel bisogno di beni economici; è rivolta, prima di tutto, a rispettare e a comprendere ogni individuo in quanto tale, nella sua intrinseca dignità di uomo e di figlio del Creatore.
La Vergine Maria si diede completamente al Signore e si è sempre presa cura degli uomini. Oggi le chiediamo di intercedere per noi, affinché, nella nostra vita, l’amore di Dio e l’amore del prossimo si uniscano in una cosa sola, come le due facce di una stessa medaglia.(Dal sito opusdei.it)

venerdì 27 marzo 2015

TI ADORO O CROCE SANTA

(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio, Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

PREGHIERA
Ti adoro, o Croce Santa,che fosti ornata del Corpo  Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue.Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.

VANGELO DEL GIORNO



VANGELO (Gv 10,31-42)
Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.
Parola del Signore.

giovedì 26 marzo 2015

Messaggio di Medjugorje del 25.03.2015 a Marija Pavlovic Lunetti


"Cari figli! Anche oggi l'Altissimo mi ha permesso di essere con voi e di guidarvi sul cammino della conversione.
Molti cuori si sono chiusi alla grazia e non vogliono dare ascolto alla mia chiamata. Voi figlioli, pregate e lottate contro le tentazioni e contro tutti i piani malvagi che satana vi offre tramite il modernismo. Siate forti nella preghiera e con la croce tra le mani pregate perchè il male non vi usi e non vinca in voi. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

mercoledì 25 marzo 2015

SAN GABRIELE - FORZA DI DIO

Il nome Gabriele che significa "Forza di Dio", compare sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, ma in tutti solo quattro volte e precisamente due volte in Daniele e due volte in san Luca.La prima volta appare a Daniele e gli spiega una misteriosa visione che il profeta aveva avuto presso il fiume Ulai nel territorio della cittadina di Susa in Mesopotamia (Dn 8,15-16).La seconda volta Gabriele annunzia a Daniele il tempo della venuta del Cristo (Dn 9,20-21).
Come si può osservare, in questi due testi di Daniele, a Gabriele non viene dato alcun titolo fra quelli delle gerarchie angeliche. Nel primo testo si parla di uno "dall'aspetto d'uomo" che si rivolge a Gabriele perchè spieghi al profeta la visione avuta. Nell'altro testo, pur non chiamandosi angelo, mostra tutte le sue caratteristiche col "volare veloce" e lo scomparire all'improvviso.
In san Luca si comprende anocra più chiaramente la personalità di questo messaggero celeste. Per primo appare al sacerdote Zaccaria nel Tempio di Gerusalemme, mentre egli faceva l'offerta dell'incenso il nunzio celeste viene designato ripetutamente come "un angelo del Signore", ed egli stesso si specifica: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato  a parlarti e a portarti il lieto annunzio" (Lc 1,19).
Sei mesi dopo, "l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria" (Lc 1,26-27).
Come si può osservare, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, Gabriele annunzia l'incarnazione del Verbo di Dio. Nel Nuovo Testametno annunzia prima il precursore del Cristo e poi il Cristo stesso a Maria Santissima.
Perciò, giustamente, i teologi chiamano Gabriele l'angelo per eccellenza e cioè il messaggero particolare dell'incarnazione del Figlio di Dio. Comunque è chiamato, per ben dieci volte, sempre "angelo".
Alcuni autori cattolici, senza sicura base biblica, hanno pesanto che l'angelo che apparve ai pastori nella notte della nascita di Gesù sia stao lo stesso Gabriele, che, così avrebbe continuato l'opera di messaggero divino dell'incarnazione.
Spingendosi oltre, questi teologi hanno pure opinato che l'angelo che discese dal cielo a confortare Gesù nell'Orto degli ulivi sia stato anocra una volta Gabriele, opinione che ha trovato eco in un inno del breviario domenicano.
L'angelo Gariele è il patrono celeste delle Poste e Telecomunicazioni, e protettore dell'infanzia.

INNI A SAN GABRIELE ARCANGELO


♥♥♥♥♥♥

Con cuore gaudioso innalziamo
tutti dei cantici.
Accompagnando l'arco
sulle corde armoniose,
nel momento in cui l'illustre Gabriele
brilla dall'alto dei Cieli.

Oggi è per noi
il paraninfo dell'augusta Vergine.
Lo accompagna tutto il coro degli angeli
che celebra con ardore le lodi del Cristo.

Anche il nostro canto celebri
la lode del principe Gabriele,
che è uno dei sette spiriti che stanno
al cospetto del Signore
pronti ad eseguire i suoi ordini.

Messaggero del cielo, ambasciatore dall'alto,
Gabriele lascia le altezze.
E ovunque con felice auspicio svela
al mondo i segreti dell'Altissimo.

Annunciaci, o Gabriele, t ene preghiamo
il dono meraviglioso della pace eterna,
che un giorno ci farà accedere,
colmi di gaiezza, alla dimora celeste.

Ce lo conceda la beata divinità
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
di cui nel mondo intero
risuona la gloria.

Amen.

Annunciazione del Signore














L'annunciazione a Maria inaugura la "pienezza del tempo" (Gal 4,4), cioè il compimento delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà "corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). La risposta divina al suo: "Come è possibile? Non conosco uomo" (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello Spirito: "Lo Spirito Santo scenderà su di te" (Lc 1,35).La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del Figlio (cfr. Gv 16,14-15). Lo Spirito Santo, che è "Signore e dà la vita",[1] è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua. Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è "Cristo", cioè unto dallo Spirito Santo (cfr. Mt 1,20; Lc 1,35), sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori (cfr. Lc 2,8-20), ai magi (cfr. Mt 2,1-12), a Giovanni Battista (cfr. Gv 1,31-34), ai discepoli (cfr. Gv 2,11). L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque "come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza" (At 10,38).(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 484-486)

Se non c'è nulla da fare




Se non c'è nulla da fare
perché le cose sono di per se stesse insolubili
o le soluzioni non dipendono da noi,
è arrivata l'ora di far tacere la mente,
chinare il capo,affidare le cose impossibili nelle mani di Dio Padre e abbandonarsi.


Ignazio Larrañaga

martedì 24 marzo 2015

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo.....




Ci avviciniamo alla settimana Santa, preghiamo perché il Signore ci conceda di vivere questi ultimi giorni di quaresima in penitenza e preghiera, i tempi sono forti, il demonio ci attacca da tutte le parti, come un feroce leone digrigna i suoi denti ed avanza alle nostre spalle, ma se saremo assidui nella preghiera e nel digiuno egli non potrà farci alcun male...preghiamo il nostro Signore percé ci doni sempre forza, perseveranza e zelo nell'operare secondo la sua volontà. 

Gesù tu sei il Signore, il Figlio del Dio vivente, da chi andremo,
solo tu hai parole di vita eterna. Ti amiamo, Ti adoriamo e TI benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo, solo Tu sei il Salvatore, su quella croce sei stato innalzato come un vessillo di vittoria, Tu solo sei il Re, Tu solo sei il nostro Signore.
Amen


PREGHIERA A S.MICHELE ARCANGELO

 Ora pro nobis, Sancte Míchaël Archángele
Ut digni efficiámur promissiónibus Christi

Oremus
Sancte Míchaël Archángele, defénde nos in proélio: contra nequítias et insídias diáboli esto praesídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Prínceps milítiae coeléstis, Sátanam aliósque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, divina virtúte, in inférnum detrúde.
Amen








+ In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito 
     Santo

- O Signore, tu aprirai le mie labbra,
- E la mia bocca proclamerà la tua lode.

- O Dio, vieni a salvarmi.
- O Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo,
- Come era in principio, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta
- Affinché non periamo nel tremendo giudizio



lunedì 23 marzo 2015

Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno B)

Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
ma che si converta dalla sua malvagità e viva...




Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». 
E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».Parola del Signore

giovedì 19 marzo 2015

Preghiera a San Giuseppe.

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo.
AMEN.

19 Marzo San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria

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 Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia








Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare. In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa dopo che nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi della storia e della cultura lo portarono laicamente, nel bene e nel male: da Francesco Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin, da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.
  San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, misteriosamente per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre. E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte.
  Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.
  Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274). Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.
  San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II. Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in passato che oggi, contro le tentazioni carnali.
  Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie. Per fare qualche esempio particolarmente significativo: nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone. È sicuramente un bel “aggiunto” di fede.

Autore: 
Mario Benatti (www.santiebeati.it)

martedì 17 marzo 2015

Martedì della IV settimana di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Parola del Signore


Mi-ka-El (ebraico מיכאל) chi è come Dio?

E in quel tempo sorgerà Micael, il gran capo, il difensore de’ figliuoli del tuo popolo; e sarà un tempo d’angoscia, quale non n’ebbe mai da quando esiston nazioni fino a quell’epoca; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saran trovati iscritti nel libro. 
E molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia. 
 E i savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno. 

E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà".

lunedì 16 marzo 2015

«Tuo figlio vive»....Lunedì della IV settimana di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Parola del Signore

venerdì 13 marzo 2015

PREGHIERE PER LIBERARE ANIME DAL PURGATORIOTI ADORO O CROCE SANTA

TI ADORO O CROCE SANTA

Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Cor­po Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che èil mio Signore. Amen.

ORAZIONE
da recitarsi davanti al Crocifisso

Adoro te, Croce preziosa, che con le venerabili membra del mio Signore Gesù Cristo foste ador­nata, e col suo preziosissimo san­gue tinta. Adoro te mio Dio, posto su quella Croce per amor mio.
Pater, Ave, Gloria e Requiem

(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.
Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5.
Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).
Da: Il libro delle Novene - Ed. Ancilla
CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

giovedì 12 marzo 2015

Giovedì della III settimana di Quaresima

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Parola del Signore

mercoledì 11 marzo 2015

S.Michele Arcangelo

IL VANGELO DI OGGI - MERCOLEDI DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA


Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli»

Parola del Signore

martedì 10 marzo 2015

SAN MICHELE CAPO SUPREMO DELL'ESERCITO CELESTE

Martedì della III settimana di Quaresima

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore

lunedì 9 marzo 2015

NOVENA A SAN GIUSEPPE

“Se volete essere vicini a Cristo, vi ripetiamo:
Ite ad Joseph, andate da Giuseppe” (Pio XII)

NOVENA A SAN GIUSEPPE(per ottenere quelle grazie di cui abbiamo più bisogno)


(Da recitare per nove giorni consecutivi)
(Inizia il 10 MARZO, se avete l'intenzione di prepararvi alla festa del 19 marzo con la pia pratica di una novena , altrimenti potete pregarla in qualsiasi momento dell’anno, se ne avete il bisogno)
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
A Te o Beato Giuseppe
A te o beato, Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima Sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, guarda, ti preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e con il tuo potere e aiuto, vieni incontro ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi che rovinano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore: e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità. Stendi continuamente sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché con il tuo esempio e con il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen.
( questa preghiera gode di Indulgenza parziale)
1 - O San Giuseppe, mio protettore e avvocato, a te ricorro, affinché m’implori la grazia, per la quale mi vedi supplicare davanti a te. È vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che provo sono il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? “Ah! No – mi risponde la tua grande devota S. Teresa – no certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno all’efficace intercessione di San Giuseppe; andate con vera fede da lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande”. Mi presento, quindi, con tanta fiducia, davanti a te e imploro misericordia e pietà. Per quanto puoi, o San Giuseppe, prestami soccorso nelle mie tribolazioni. Supplisci tu alla mia mancanza e, potente come sei fa’ che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l’omaggio della mia riconoscenza.
Padre nostro, Ave, Gloria
2 – Non dimenticare, o misericordioso San Giuseppe, che nessuna persona è ricorsa a te rimanendo delusa nella fede e nella speranza in te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua regale protezione, sono stati esauditi nelle loro suppliche. Non permettere, o gran Santo, che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo del tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, e la mia lingua, ringraziandoti, esalterà in te la bontà e la misericordia di Dio
Padre nostro, Ave, Gloria
3 – O San Giuseppe, capo della Sacra Famiglia, io ti venero profondamente. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e grazie. Degnati, quindi, di consolare anche l’animo mio addolorato. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu, dunque, sai quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da te dunque spero essere confortato. Ottienimi la grazia che con tanta insistenza domando, ed io ti prometto di diffondere la devozione verso di te, di aiutare e sostenere sempre le Opere che nel tuo Nome sorgono a sollievo di tanti infelici e poveri morenti. O San Giuseppe, consolatore degli afflitti, pietà del mio dolore!
Padre nostro, Ave, Gloria
Termina la Novena con le Litanie a San Giuseppe

giovedì 5 marzo 2015

San Michele Arcangelo Principe degli Angeli

OFFERTA A S. MICHELE ARCANGELO


Principe nobilissimo delle Gerarchie Angeliche,valoroso guerriero dell'Al­tissimo, amatore zelante della gloria del Signore,terrore degli Angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei vostri devoti e dei vostri servi, a voi oggi per tale mi of­fro, mi dono e mi consacro; pongo me stesso, la mia famiglia e quanto a me ap­partiene sotto la vostra potentissima pro­tezione. È piccola l'offerta della mia servitù, es­sendo io un miserabile peccatore, ma voi gradite l'affetto del mio cuore, e ricorda­tev iche, se da oggi in avanti sono sotto il vostro Patrocinio, voi dovete in tutta la mia vita assistermi e procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati,la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro Salvatore Gesù e la mia dolce Madre Maria, ed impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari , ed assistetemi nell'ultimo combattimento; e con la vo­stra arma potente respingerete da me, ne­gli abissi d'inferno, quell'Angelo prevari­catore e superbo che prostraste un dì nel combattimento in Cielo. Così sia.